venerdì 1 giugno 2007

Oltre la bilancia

Apparso sul GdP del 1 giugno

Conoscitrici dei mali del girovita più che di quelli della vita stessa, esperte di diete vere e fasulle, talebane del decalogo di preparazione alla prova costume (puntualmente disatteso, perché la coerenza è la virtù degli altri), sappiamo benissimo cosa non dobbiamo fare. O meglio: cosa non ci serve fare. Incontrare la bilancia, per esempio. La prova migliore, suvvia, è il tubino dell'anno scorso. Se ci sta ancora bene quello non c'è da preoccuparsi, impuntarsi su quell'etto in più o in meno è null'altro che ozioso. E poi la bilancia di casa è rotta da tempo, quella che urla “controlla il tuo peso ideale” a ogni ingresso in farmacia è decisamente troppo poco discreta. E via discorrendo. I motivi sensati per scampare alle forche caudine dell'impietosa misurazione di chili, etti e grammi non ci mancano. Solo che mentre noi ci arrabattavamo a inventare scuse, inventavano un altro aggeggio ben più infernale: la macchinetta che misura massa grassa e massa magra. Sì, c'è qualcosa di peggio di quell'istante fuori dal tempo in cui l'ago della bilancia sale, sale, sale sotto gli occhi attoniti di una disperata in mutande. È il momento della percentuale. Che di per sé essendo capre in matematica quasi quanto in scienze, se ci dicono abbiamo il 70 per cento di massa grassa non ci fa né caldo né freddo. I sudori freddi iniziano quando confrontano il valore con la media. Lì tu, proprio tu, che hai sempre voluto essere una fuori dal coro, invidi la mediocre tranquillità di un peso forma. E intanto come un disco rotto ripeti il mantra a cui non crede nessuno: «Sì, certo, ma l'importante è sentirsi bene con se stesse».

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