giovedì 24 settembre 2015

Le maestre che ricorderemo

Dal Giornale del Popolo dell'11 settembre

La maestra Carmen aveva gli occhiali, i capelli corti, un décolleté da tabaccaia di Fellini e dei braccialetti che tintinnavano meravigliosamente mentre lei, seduta alla cattedra, disegnava principesse che noi bambine potessimo colorare. Dell'asilo ricordo questi fermo immagine insieme a quello di me stessa davanti alla scatola dei Lego che tento invano di ricordare al bambino che l'anno precedente ci eravamo fidanzati. Delle elementari ricordo la maestra Pia con il grembiule azzurro, le scarpe da signora anziana, i capelli grigi e le unghie così pulite da far sembrare noi bambini intenti a colorare degli emeriti zozzoni. Lei era l'ordine e la disciplina più rigide e la scuola era grigiore fino al mercoledì, quando entrava la maestra Paola a insegnare educazione all'immagine. Era così giovane che mi pareva bellissima anche se a ripensarci aveva un naso esageratamente lungo. Eppure le ho scritto per tanti anni una volta finite le elementari. In fondo tutti i nostri ricordi di infanzia sono legati a figure come queste. E oggi, che all'asilo ci vanno delle bimbe che fino a tre anni fa non immaginavamo neanche potessero esistere nelle nostre vite, ci domandiamo che cosa ricorderanno domani delle loro maestre. "Di che colore ha i capelli la mia maestra?" "Biondi, cara" "Oh biondi che bello". Non resta che sperare che la maestra bionda la affascini quanto la cantante di piano bar, che nell'ultimo Ferragosto l'ha letteralmente rapita con il suo fascino da ugola di provincia: "Mamma mi piace, mi piace perché canta ed ha i capelli lunghi".

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