giovedì 10 settembre 2015

Un editoriale sul GdP

Dal Giornale del Popolo del 24 luglio

Io vorrei non dire niente. Da martedì una famiglia ha un dolore enorme e un angelo che dal cielo tirerà la sottana alla Madonna fino a ottenere per il suo papà e la sua mamma un po' di pace, loro che di pace non ne hanno più da quando lei se n'è andata atrocemente. Solo a pensarlo o a descriverlo quel fatto di cronaca è troppo penoso, insensato, assurdo come solo sa essere la morte. Di atrocità ne succedono ogni giorno ovunque, forse anche di peggiori; eppure chi ha letto la vicenda della bimba morta nel parcheggio del camping di Muzzano non si dà pace per quei genitori che hanno perso la loro piccola lasciata in auto.
La ricerca delle responsabilità, i sensi di colpa, lo sgomento: niente colma quel vuoto.
Penso che possiamo dimenticare tutto perché siamo tutti dei poveracci. Non lo siamo perché la vita di oggi è frenetica, non lo siamo perché immaturi incapaci di concentrazione, non lo siamo perché noi moderni abbiamo troppi lussi, non lo siamo perché pensiamo troppo al lavoro, non lo siamo perché usiamo l'auto anziché la bicicletta, non lo siamo perché questo mondo s'è corrotto e imbastardito. Lo siamo perché miserabili siamo tutti dalla notte dei tempi e il diventare genitori non proietta nessuno in un universo in cui tutto torna. Non è neppure la retorica dell'imperfezione, questa, ma la descrizione della banale e tremenda normalità in cui non si hanno le forze per preservare dal dolore e dalla morte chi si ama.
Ci sono dei Salmi antichi che rotolano in testa come le poesie imparate alle elementari, anche a chi non mette più un piede in una chiesa dal dopo Cresima e oggi si trova a pregare, come trasportato dall'inerzia, per quella mamma e per quel papà: “Si dimentica forse una donna del suo bambino? Se anche ci fosse una donna che si dimenticasse io non ti dimenticherò”. 

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