domenica 27 settembre 2015

Venghino signori venghino: siamo tutti sul mercato

Dal Giornale del Popolo del 25 settembre

Al peggior colloquio della mia vita mi hanno chiesto come immaginavo di lì a dieci anni. La risposta era il corrispettivo lavorativo di alta e magra. Inutile che racconti come è andata a finire. Da allora non ho imparato molto. Alcuni di noi non sono bravi a vendersi. Non saprebbero condurre una televendita in cui battere i pugni sul tavolo e alzare la voce per dire che sì, signori, il prodotto migliore al mondo, quello che vi consentirà di fare il lavoro che prima facevano due persone, spendendo la metà, il prodotto magico come quegli stracci che non prendono mai fuoco pubblicizzati alle fiere di paese, è proprio qui davanti a voi. Provate per credere e se non vi piace restituirete il prodotto e ne troverete subito uno nuovo. Divagazioni retoriche a parte, è così. Cercare un lavoro, “guardarsi intorno” come dicono quelli che ne sanno e che hanno profili LinkedIn di provata efficacia, significa vendersi, proporsi. “Nessuno ti verrà mai a cercare”, dice il romantico poeta che mi si addormenta a fianco sul divano ultimamente; pensando così di spronarmi, senza sapere che il mondo si divide tra quelle che mettono i tacchi e vanno in giro scollate per farsi notare e quelle che si ostinano a vestirsi in maniera ricercata, convinte che valga la pena attrarre solo sguardi in grado di dedicare attenzione a chi non si sbraccia per ottenerla. Ecco alcune di noi non si sbracciano. Non sudiamo per dimagrire, figurarsi se lo facciamo per lavorare; di certo è un obiettivo meno interessante e meno urgente. Pensavo di stare divagando troppo in questa analogia improbabile tra seduzione e ricerca del lavoro. Poi è arrivato quel colloquio inaspettato. Quello in cui mi hanno chiesto: e tu, che tipo di donna sei?

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