mercoledì 18 maggio 2016

In ogni casa c'è chi riesce a trovare le cose. Degli altri

Dal Giornale del Popolo dell'8 aprile

In ogni casa c’ è un “cose detector”. Una persona che riesce immediatamente a localizzare e reperire ogni oggetto lasciato in giro dal resto della famiglia. Dopo l’evoluzione tecnologica che ha investito il mondo, il cellulare è rimasto l’unica cosa che i membri della famiglia (almeno quelli sotto i 30) sono in grado di trovare sempre e di individuare al primo accenno di squillo. Per tutto il resto brancolano nel buio. I padri cercano le ciabatte, il giubbotto estivo, le giacche leggere, il cappotto pesante appena la temperatura torna giù di qualche grado. I bambini cercano Barbie, macchinine, sorprese dell’uovo Kinder di un mese prima, disegni che qualcuno aveva buttato erroneamente nel cestino (“ma non lo vedi che sono tutti diversi? Non si possono buttare via!”). I bambini piccoli cercano il ciuccio blu, sbraitano perché stanno trovando solo quello rosso, tentano di infilarsi sotto il divano dove hanno appena tirato un pezzo di biscotto. La buonanima che cerca di stirare nel frattempo localizza la scarpa destra di “Barbie poco di buono”, il caricatore del cellulare del padre delle creature, la pashima di inestimabile valore usata dalla bambina grande per vestirsi di Elsa di Frozen. In tutto questo la buonanima non riesce a ritrovare la sua lima per le unghie e il rinforzante anticuticole. Dev’essere successo poco tempo fa, in un momento in cui non ci siamo accorte di niente. Quel momento senza ritorno in cui ci siamo trasformate da quelle che non trovano le proprie cose a quelle che riescono a trovare solo quelle degli altri.

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