domenica 26 novembre 2017

Gelosia sì. Ma lavorativa

Dal Giornale del popolo del 1 settembre 2017
La gelosia è una bestia strana. Di quelle che pensi di conoscere e di tenere a bada e da cui chiunque prima o poi si ritrova, un giorno e all’improvviso, assediato. Anche se, a ben vedere, un motivo c’è sempre. Non è che si diventi gelosi a caso. C’è sempre qualcuno che ce ne fornisce un motivo. Solo che nessuno di noi pensa di essere accompagnato a un essere che fornisca motivo di gelosia. Né viceversa. “Chi, io? Nessuno potrebbe mai essere geloso di me”. Molte di noi lo dicono con la sicurezza di chi sa di concedere talmente poco di sé da non avere alcuna voglia di perdere tempo con amorazzi estivi, ammiccamenti, flirt e innamoramenti da cameriere, come diceva quella buon’anima dell’avvocato Agnelli. La Ficcanaso, per dire, non ha mai reso geloso nessuno. Fino a quella scenata dell’altra sera. Quella che le è stata fatta. Che a ben vedere è analoga a quella che aveva fatto lei il giorno prima. Di mezzo c’è sempre il cellulare. Lo abbiamo imparato dai film di Muccino, L’ultimo bacio in testa. Abbiamo sofferto di fronte a quelle scene in cui il tradito telefonava e la peccatrice aveva la segreteria telefonica. Il messaggio di non raggiungibile. Il messaggio di “tornato raggiungibile”. Le telefonate continue, lo smartphone sempre in mano per mandarsi faccine e email e allegati e foto. Mai avremmo pensato, però, che un giorno in quelle mail che fanno scattare le scenate ci sarebbero stati file excel, presentazioni, email di lavoro. Un lavoro così invadente che ci distrae dalle cose che contano ben più di un amante muscoloso.



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