venerdì 21 aprile 2017

Buonanotte bambine libere (e non per forza ribelli)

Dal Giornale del Popolo del 17 marzo 2017
Non c'è madre che conosco e che non si sia accaparrato il libro delle storie della buonanotte per bambine ribelli. Storie semplificate di donne grandi e intelligenti, che hanno fatto della propria vita qualcosa di utile senza necessariamente sposarsi a un principe azzurro dotato di cavallo bianco. Rita Levi Montalcini, Cocò Chanel e tante altre sono le protagoniste di una raccolta di racconti che dovrebbe strapparle agli stereotipi della Disney (ormai fin troppo evoluti anche loro) e restituircele “ribelli”. Niente può trovarmi più d'accordo, in linea di principio, poi la diffusione quasi virale di questo libro mi ha fatto pensare. Forse mi ha fatto pensare perché negli stessi giorni in cui se ne parlava sui social network (erano i difficili giorni della Festa della Donna), la bimba di quattro anni se ne usciva con “il corpo è mio e decido io per il mio corpo”. Niente di più intelligente da dire di fronte alla sorella di 3 anni che minacciava di spalmarle la crema sui puntini della varicella, ma mi sono domandata: davvero vogliamo che siano “ribelli”? Ribelli a che cosa? Per loro desideriamo che siano mature, intelligenti, capaci di decidere con discernimento senza farsi abbindolare da qualche maschio sciocco, vogliamo che non siano sciocche abbindolatrici di maschi, vogliamo che studino, speriamo che siano in grado di mettere in fila due parole in italiano corretto e che sappiano far di conto. Vogliamo che siano intelligenti come il papà e più sicure di noi. Vogliamo che possano fare il lavoro che gli piace e che non siano costrette un giorno a sentirsi dire che è impossibile farlo volendo anche occuparsi dei propri figli. Desideriamo che credano che il cielo non è vuoto e che sappiano leggere grandi romanzi senza stancarsi mai. Vogliamo, in una parola, che siano migliori di noi. Soprattutto di noi che non siamo state ribelli abbastanza da costruirci una vita da finire sui libri per bambine. Vogliamo che siano felici. E, forse, più che la ribellione c'entra la libertà.



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