Dal Giornale del Popolo del 3 febbraio 2017
“Tu cosa ne sai delle regole
dell’asilo? Tu mi porti e poi te ne vai, io invece ci rimango tanto
tempo, quindi le so io le regole dell’asilo”. Le discussioni in
punta di diritto le facciamo alle sette e mezza del mattino, dopo
aver lungamente dibattuto su quale sia l’abbigliamento adatto per
andarci, all’asilo; dopo aver scartato abiti con lustrini che
abbiamo limitato alle feste comandate e cerchietti improbabili con
fiocchi da uovo di Pasqua in testa. Al colloquio la maestra, che
parrebbe più titolata a conoscere le regole dell’asilo visto che
ci passa un congruo numero di ore giornaliere, spiega che ci capisce
molto bene. Che certe battaglie dialettiche con la quattreenne
avvocatessa in erba le ingaggia anche lei. Spiega che comunque è una
brava bambina, molto precisa, attenta, piena di fantasia, con le idee
molto chiare su quale sia il compagno dell’asilo con cui convolerà
a nozze tra molti anni (“No, non voglio invitarlo a giocare a casa
mia. Tanto da grandi ci sposeremo e avremo tutto il tempo”). Spiega
che è molto educata e che le piacciono molto le storie. Noi ci
domandiamo quale figlia abbia conosciuto e osserviamo con mestizia
che probabilmente è soltanto con noi che rivendica diritti e regali
(“Non è giusto che tu lavori tutto il giorno e poi ci fai vedere
solo un cartone. Bisogna trovare una soluzione che vada bene a tutti
e quindi si fa come dico io”). “Comunque si vede che è una
bambina molto seguita”, conclude la maestra; dando un contributo
inconsapevole ma significativo al dibattito sulla post verità.
incredulo.
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