venerdì 21 aprile 2017

Mortadella e champagne

Dal Giornale del Popolo del 10 marzo 2017
Ultimamente, dalle nostre parti, si stappano bottiglie di champagne. Tutti a chiedere cosa festeggiamo e noi a rispondere, con quella nonchalanche degli snob, che noi festeggiamo ogni giorno, che ci godiamo la vita ogni secondo. Non riveliamo neanche sotto tortura che stappiamo bottiglie pregiate ricevute a Natale per via del provincialissimo timore che lo champagne, nel nostro sgabuzzino che tutto contiene, si senta fuori posto e vada a male. Quando oggi pomeriggio ci ha chiamato la maestra annunciando che quei puntini rossi nella pancia della bambini sono senz’altro varicella, dato che c’è un’epidemia, abbiamo pensato alla bottiglia di champagne. Il tempo di una esclamazione lasciata a metà e subito abbiamo pensato che poteva andare peggio. Poteva ammalarsi nell’unica vacanza dell’anno ai Caraibi. Poteva ammalarsi prima della festa del suo compleanno, organizzata da mesi ingaggiando l’animatrice che, a detto della quasi cinquenne, trucca bene e e fa bene i palloncini (“Io conosco le sue capacità, mamma”). Poteva ammalarsi in un periodo di lavoro più intenso di questo. Poteva ammalarsi in un giorno diverso dal giovedì, non fornendomi alcun materiale per questa rubrica che scrivo di corsa prima di andare a sincerarmi, io snaturata, delle sue condizioni. Poteva succedere, soprattutto, quando avevamo finito le bottiglie di champagne.




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