Dal Giornale del Popolo del 10 febbraio 2017
Chi legge da tempo questa rubrica sa
che non si scappa: oggi ci tocca parlare di Sanremo. Per ribadire il
nostro amore in questo tradizionale evento televisivo, per batterci
valorosamente contro chi lo disprezza, per ribadire la libertà di
chiunque di vestirsi come accidenti gli pare, anche (e soprattutto)
di procaci giornaliste che si presentano con un abito che possono
permettersi per parlare di violazione della privacy. Il catfight
social è noto. Diletta Leotta, giornalista Sky di esagerata
bellezza, si presenta sul palco dell’Ariston, non già per
adornarlo con la sua avvenenza, ma per parlare di un caso di
hackeraggio del suo telefono che l’ha portata, diversi mesi fa, a
vedere spiattellate ovunque alcune sue foto osè scattate
nell’intimità. L’idea - discutibile – di andare sul palco
dell’Ariston a parlarne è stata aspramente criticata da Caterina
Balivo, presentatrice Rai, che ha twittato che non si può parlare di
privacy con un vestito tanto provocante. La cosa ha scatenato una
bufera e pure noi poveracci in sala mensa, il giorno dopo, ci
stracciavamo le vesti. La sottoscritta difendeva ovviamente a spada
tratta la signorina Leotta di fronte a un nutrito gruppo di uomini e
donne baliviste. Leotta contro Balivo e un po’ bionda contro
mora, pin up contro ragazza normale, procace contro seriosa. E non
possiamo che tirare un sospiro di sollievo all’idea che questo
festival scandalosamente privo di veline scateni del vallettismo alla
bisogna. Quanto meno su Twitter.
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