Dal Giornale del Popolo del 14 aprile 2017
Al parchetto dominano tate e
babysitter. Sorvegliano i nostri bambini che si arrampicano sullo
scivolo e schivano le altalene chiacchierando tra di loro. Alcune
diventano amiche, per circostanza e consuetudine, come accade alle
mamme che hanno i bimbi nella stessa classe. Di mamme, al parchetto,
ce ne sono molto poche. Sono in qualche ufficio a struggersi per non
essere al parchetto, a cercare di tornare a casa in tempo per vedere
almeno le creature in pigiama. Quelle poche che ci sono, al
parchetto, a volte telefonano alle assenti. Recensiscono le tate
degli altri bambini, si permettono di dirti (“perché ti assicuro
che se accadesse a mia figlia vorrei che qualcuno me lo dicesse”)
che l'ultima volta che l'hanno vista attraversare la strada non è
stata molto attenta né particolarmente affettuosa con le creature.
Tu sprofondi nel panico. I sensi di colpa cronici diventano acuti e
come sempre ti ritrovi a chiederti: ma cosa sto facendo? Immagini di
licenziarti in tronco, di avere improvvisamente una marea di tempo a
disposizione per andare dall'estetista senza andarci con la
delegazione delle bambine che osservano mentre quella poveretta
stende lo smalto alla velocità della luce prima che la pazienza
delle ragazze finisca e inizino a protestare. Pensi a come sarebbe
organizzarsi diversamente e a quanto ti faccia paura tutto. Tutto.
Dicono che da adulti si abbiano più certezze e tranquillità e
invece è tutto il contrario. Non ci si capisce più niente. Per
fortuna ci sono le mamme degli altri bambini che hanno un sacco di
certezze.
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