giovedì 24 agosto 2017

Il messaggio è sempre ingannevole

Dal Giornale del Popolo del 23 giugno
Qualche giorno fa l’hashtag #ad (advertising) su un post di Chiara Ferragni ha scatenato discussioni dotte: ma allora è la pubblicità occulta l’anima dei social? Solo uno sciocco poteva pensare che una volpe come Chiara Ferragni si mettesse un paio di mocassini Tod’s aggratis, ma la riflessione semantico-sociologico-culturale su dove ci stanno portando i social non conosce soste. Alcuni amici, ad esempio, non finiscono di ringraziarmi per avergli segnalato il profilo Instagram di Emily Ratajkowski, che da svariate settimane è impegnata in giro per l’Italia a compiere in costume da bagno azioni da casalinga, tipo stendere i panni e asciugarsi i capelli con un turbante in testa. Tutte cose che noi facciamo con i mutandoni panciapiatta dopo aver aperto tutte le finestre per creare un briciolo di corrente e che ovviamente non fanno sudare la nostra Emily, ma, semmai, solo i suoi milioni di follower abbagliati e sconvolti da una bellezza tanto indescrivibile e potente. A uno degli scopritori di Emily ho chiesto spunti, prima di scrivere queste righe, per la rubrica che state leggendo. Abbiamo vagliato la notiziabilità di cartelli come quelli apparsi sulla metropolitana di Londra, che invitano gli utenti a usare il deodorante per non appestare la giornata dei vicini. Abbiamo ragionato sul caldo e sulla sua nota aggravante che si chiama umidità. Ma poi siamo tornati sempre lì, alla nostra Emily: perché non c’è niente di più rinfrescante che spiare la vita delle irraggiungibili su Instagram. Quelle a cui neanche la pubblicità fanno fare, perché l’ingannevolezza del messaggio ce l’hanno scritta in fronte. O almeno nei numerosi centimetri di pelle scoperta a portata di like.  

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