Dal Giornale del Popolo del 18 agosto
Non importa che siate alle prese con le lavatrici da
rientro, quelle da partenza o quelle da vacanza in corso. Anche adesso, in
questo ultimo pezzetto di agosto, il mondo si divide nelle due uniche categorie
che resistono ad ogni stagione e situazione: i pessimisti e gli ottimisti. Noi
e voi, insomma. Il pessimista, che ha il talento naturale di trovare il lato
peggiore di ogni cosa, usa le vacanze per preoccuparsi ogni giorno di una cosa
diversa. Un’attività decisamente usurante, che richiede un esercizio costante e
non ammette pause. All’inizio delle vacanze il pessimista ha mediamente un paio
di giorni di shock per aver omesso dal bagaglio tutti i gioielli e inserito
troppe paia di scarpe. Ha dovuto operare delle scelte, come chiunque nella
vita, e ovviamente ritiene sbagliatissime le sue scelte. Nella prima settimana
di vacanza si lamenta perché “non riesce veramente a staccare dal lavoro”.
Segue una fase di insofferenza tremenda verso l’eventuale prole che lo distrae
dal libro che vorrebbe leggere. Se il pessimista, in vacanza, si trova
accompagnato da un partner riuscirà a litigare con fantasia e generosità.
Ovviamente due giorni dopo la partenza del partner il pessimista è a pezzi
perché è rimasto solo. E litigare da soli, purtroppo, è molto difficile anche
per un pessimista. Verso la fine della vacanza il pessimista è in astinenza
acuta da città, freme per riabbracciare la routine che lo ha logorato per un
anno intero e per avere, finalmente, un motivo solido e sicuro di lamento. Per
il pessimista il giorno migliore è la vigilia del rientro al lavoro: sa che dal
giorno dopo non avrà più distrazioni, se non quella di crucciarsi, almeno fino
a Natale, di non avere tempo di fare nulla (tranne lamentarsi).
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